Una curiosità sugli aspetti 'privati' della vita degli antichi romani.

I lupanari (dal latino lupa ossia prostituta), erano nell'epoca romana i luoghi deputati al piacere sessuale mercenario, ovvero delle vere e proprie case d'appuntamento, o bordelli.

Negli scavi di Pompei sono rimaste traccia di due bordelli dei tenutari, Africano e Vittore che, prima della distruzione della città, avvenuta con l'eruzione del Vesuvio (79 d.C.), gestivano un attività molto florida.

Nell'antica Pompei i lupanari ne erano all'incirca venticinque, un numero elevatissimo considerando che l'antica Roma ne contava "solo" quarantacinque; tuttavia bisogna considerare che la maggior parte di questi posti ufficialmente erano mascherati da osterie.

La maggior parte dei bordelli si trovavano lungo le stradine secondarie ed erano costituiti da una semplice camera sul retro di una locanda. Erano frequentati generalmente dal popolo minuto che profittava del basso prezzo a cui erano offerte queste prestazioni sessuali.

Lo spazio dedicato alle camere era sfruttato al massimo: vi era un letto rialzato in muratura sul quale era posto un corto e resistente materasso. L'ambiente era spesso sporco e affumicato dal fumo delle lanterne.

Sui muri sono rimaste le impronte delle scarpe dei clienti che sbrigativamente soddisfacevano le loro necessità. L'unico ornamento delle cellae erano le pitture murali erotiche (con raffigurate le specialità delle ragazze) a decorazione dell'ingresso e delle porte.

Nelle camere delle prostitute si poteva accedere direttamente dalla strada oppure, quando erano situate al primo piano, di un''insula, tramite una scala esterna. Talvolta solo una tenda separava la stanza dalla strada.

Anna e Luigi, 16 luglio

Non finiremo mai di ringraziarti per la splendida giornata passata, abbiamo rivissuto la vera storia di Pompei. Arrivederci a presto

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